mercoledì 18 luglio 2007

una considerazione sul rodaggio dei cavi

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Un efficace, a mia conoscenza il più efficace in assoluto, procedimento di rodaggio dei cavi, da tempo noto fra gli appassionati estremi, ma gelosamente custodito, consiste nell’applicare ai cavi un flusso di alta tensione con generosa corrente.
È preferibile siano già terminati e, prima di iniziare la procedura, dar loro sagoma in modo similare alla curvatura che assumeranno una volta in posa.
Per rispettare questa esigenza ogni espediente è valido, uno dei più pratici prevede l’ultilizzo di un piccolo tubo in rame da idraulica, duttile e malleabile, cui dare preventivamente la forma secondo il percorso desiderato, dopodichè vi si fascetta il cavo, che risulterà quindi steccato al suo tutore.
Terminata la procedura di rodaggio, vanno maneggiati con cura, cercando di non perdere la sagomatura, questo perché ad ogni movimento eccessivo dei conduttori, si riduce l’efficacia del trattamento.
Il verso di scorrimento della corrente, stabilisce perentoriamente il verso del cavo.

Una procedura del genere è appannaggio di tecnici in grado di operare in sicurezza con alte tensioni e con la competenza necessaria per stabilire che valore di tensione può essere applicato, a seconda del cavo da rodare e dei connettori utilizzati

ancora su NC 20

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L’NC20 pesa 2 Kg ed è moooolto più grosso dell’NC14, quindi gestisce assai meglio la corrente continua, nonostante abbia un nucleo parecchio più permeabile.
Da molto non utilizzo l’NC20 e l’NC21 (l’ultima volta che ho usato l’NC21 era collegato al contrario, pilotato da una RL12T15 in graphite, punto di lavoro 600V - 30 mA, spingeva un PSE di 211 in A2 con una facilità disarmante e distorsioni irrilevanti, di cui non ricordo esattamente il valore, ma vicine allo zero), ma li ho provati diverse volte in varie maniere e sono certissimo che la distorsione che introducono è assolutamente conforme ai data-sheet.
Il data-sheet dice: NC20, pilotato da una valvola con Ri di 5Kohm e BIAS 20 mA che swinga 150 Vrms (pochi?), distorsione = 0,1 %.
Ricordo benissimo una prova con l’EC8020 a 20 mA, swingava un'esagerazione di volt picco picco con valori di distorsione contenutissimi, se ben ricordo sotto lo zero (e, con retta 5K a 20 mA, sono certamente da attribuirsi alla valvola).
In questo periodo sono troppo impegnato, ma la prossima volta che gli NC20 mi ricapitano sotto, sicuramente porrò attenzione al parametro distorsione, ma sin d’ora scommetterei che non ci sarà nulla da segnalare.

Se avessi il minimo dubbio su questi trasformatori, non farei come fanno cert’uni che si incarogniscono a voler convincere il prossimo a tutti i costi. Tramite asta eBay ho spedito valvole e oggetti vari a tutte le latitudini: Australia, Canada, Singapore, Korea, USA, Thailandia, Hong Kong, Japan, Panama, non avrei nessun patema a mettere in asta gli NC20.

Furono usati dal grande Shishido in un progetto apparso su Glass Audio N°1 vol 6 del 1994, lo stesso progetto venne poi “revisited” sul N°3 vol 9 del 1997, riporto lo schema:







Propongo questo progetto perché molto adatto ai temi in discussione.
Shishido, dopo aver provato differenti valvole e testato varie configurazioni, compreso addirittura un 4 stadi con cathode follower per pilotare la 300B, decide alla fine per il trasformatore interstadio come miglior soluzione.
Se il trasformatore NC20 avesse introdotto distorsioni elevate, non avrebbe certo avuto questa preferenza.
Nella prima versione del 94 il trasformatore NC20 viene utilizzato con corrente DC piuttosto ridotta, 13,4 mA, quasi fosse un problema farne scorrere di più, ma i dubbi vengono sedati nel 97, quando Shishido rivisita l’apparecchio e raddoppia a 26 mA la corrente nel trasformatore.
Egli varia questo parametro nel complesso di un’azione mirata a ridurre la distorsione per harmonic cancellation, quindi la distorsione è il parametro maggiormente tenuto sott’occhio.
Se la corrente DC nel trasformatore NC20 fosse così drammaticamente critica, il raddoppiarla, andando addirittura oltre il valore consigliato di 20 mA, avrebbe aumentato enormemente la distorsione, inducendo Shishido a desistere.
Ma, come mostra l’immagine successiva, non è così.





Questi oggetti resistono sul mercato da una vita, nonostante il costo notevole non ne favorisca la popolarità, possibile che nessuno mai abbia avuto a che ridire, possibile che, avendo una sola voce dissidente, sia proprio quella l’unica cui rimettersi per avere il quadro della situazione? Possibile non ci sia spazio per considerare, anche solamente per un effimero istante, che, avendo un’intera comunità da decenni univocamente orientata, allora forse potrebbe esserci una situazione soggettiva?

Se avessi degli NC20 che distorcono abbondantemente ogni volta che alzo di 1 mA la corrente continua, allora farei qualche verifica… prima di darli via.
Per esempio misurerei gli Henry e nel caso risultino di entità significativamente maggiore rispetto al valore di targa, diventano possibili ipotesi malsane a riguardo del GAP


12#

Diverso tempo addietro, testando a fondo un triodo particolare, questi risultò essere estremamente velenoso, al punto di consentire l’ideazione di un phono MC basato su quest’unico elemento attivo, ottenendo un guadagno di oltre 1.200 (però esce ad alta impedenza, quindi deve trovare un volume da 100 K, il giochetto riesce grazie all’impedenza costante offerta dalla RIAA LCR, che a sua volta vede a monte un’impedenza ben inferiore ai 10K).





Per realizzare questo schema avevo tutto, tranne la RIAA LCR a 10 K.
Cominciai ad interessarmi per procurare gli induttori e poterla comporre, ma non trovai nessuno che si dichiarasse in grado di poter realizzare quello che mi serviva, nella qualità e nelle specifiche richieste. In più venni anche scoraggiato da persone estremamente competenti, che mi dissero di essersi scornati col problema e di aver constatato una notevole difficoltà di messa a punto di un simile oggetto.
Accadde che il destino ci mettesse le grinfie, in quanto di lì a poco, nell’underground degli esoteristi audio, iniziò a circolare la voce che S&B, sollecitato da Thorsten, stesse mettendo a punto la realizzazione di questo componente.

A quell’epoca il nome S&B non era consolidato quanto oggi e tipicamente non prendo in considerazione componentistica sbucata fuori dal nulla, senza aver modo di saggiarne la qualità.
Però poco tempo prima avevo testato il volume a trasformatore S&B, una versione “small” del TX-102, concepita per competere direttamente, nelle dimensioni e nel prezzo, con l’equivalente modello Sowter.
Confrontandolo direttamente con il 9335 Sowter risultò migliore a questo in tutto, nei materiali, nelle misure elettriche e, all’ascolto, per la neutralità complessiva e l’ottima velocità.





Questo aveva creato in me delle ottime aspettative per le RIAA in divenire.
Dopo breve tempo, la storia prese una piega ulteriormente favorevole, un mio conoscente prenotò una coppia delle RIAA in questione; pensai: “se riesco a farmele prestare, gli faccio la TAC!”

Continua…


pre-"provocazione"

11#

Ecco lo schema che ho precedentemente descritto, lo trovo sia per molti versi interessante.

Per esempio non si è mai visto (o perlomeno non mi risulta) un due stadi secco, veramente in grado di modulare a fondo la 845. Poi è tutto ad altissimo potenziale e l’alta tensione ha un suono magico tutto speciale (poi magari un giorno si dirà il perché).



Il nesso di un ampli in un thrade che parla di tutt’altro, non è solo per il fatto che se ne parlava prima, ma è che da esso mi è nato lo spunto per una sorta di provocazione che andrò a proporre…

sul poter fare a meno degli step up per MC

10#
Riferendomi all’utilizzo del trasformatore di step-up, lo definirei “doveroso” solo con testine da 1 ohm, con quelle da 2,5 – 3 ohm avrei delle perplessità, con le testine da 20 – 40 ohm sarebbe doveroso farne a meno… con quelle da 240 ohm non esiste proprio.

Con la stesso schema, preferirei cambiare strategia:



Da parecchio tempo non armeggio con l’NC20, ma il ricordo che ne conservo è di oggetto imperiale, con EC8020 a 20 mA swinga con facilità e distorsione sotto lo zero (dovuta alla valvola) e questo me lo confermava anche Jakelich.
Ricordo un meeting tenutosi una sera di parecchio tempo fa, presso il laboratorio di Brunetti (strumenti musicali), convenuti: il proprietario di un interstadio Audio Note (il modello tosto, concepito per pilotare un PSE di 845), l’ing Mariani (Graaf) e il sottoscritto con l’NC20. Non arrivammo alla prova con iniezione di corrente continua, perché, con unanime consenso, ci parve sufficiente il modo in cui l’NC20 stracciò l’Audio Note UK già nella prova in alternata. Che avvenne collegando una resistenza da 5Kohm sul secondario (ed in parallelo gli strumenti di misura), alimentando gradualmente il primario con un Variac. Ad un certo punto la sinusoide dell’Audio Note si deformò con una gobba pronunciata sulla sommità, il Tango NC20 invece tenne botta ancora per un tot e quando iniziò a distorcere l’aspetto della sinusoide era meno brutto.

L’NC20 è nei primi 5 migliori interstadio di tutti i tempi e, fra questi, non si colloca nella seconda metà.

ancora su 4#

9#

Ribadisco che le mie considerazioni erano riferite alla RIAA LCR da 600 ohm e riguardo a questa, sottolineavo l’importanza di pilotarla con segnale abbondante. Per un simulatore non farebbe differeza, ma ai fini della resa musicale, la differenza c’è, eccome!

Parimenti, le considerazioni riguardanti il trasformatore NP206, non entravano nel merito della scelta topologica, ma erano tese a sottolineare che il costo non indifferente delle RIAA LCR, non rende automatica una maggior resa all’ascolto.

L’NP-206 è migliore di tanti altri nella gestione di elevato swing (30 Vrms) con sostanziosa potenza (1,5 Wrms) e queste sono ottime caratteristiche per presentarsi alla RIAA LCR da 600 ohm. Anche se questo trasformatore è particolarmente ben riuscito, risultando idoneo per usi diversi, non è ottimizzato per segnali deboli. Questo per un simulatore non farebbe differenza, invece all’ascolto, specie se si parla di preamplificatori phono, la differenza è notevole.
Se vogliamo che la RIAA LCR renda al meglio, dobbiamo ottimizzare la strategia affinchè ogni pezzo sia favorito nei suoi punti di forza e protetto negli aspetti deboli.

A riprova che non vi sono contraddizioni… mantengo il gruppo che ho elogiato: " E810F triode conn. / NP206 / RIAA EQ600P ", ma cambio la strategia:



Ho messo in campo gli stessi giocatori… con ruoli differenti.
Ora ogni componente è in grado di rendere al meglio, in base ai punti di forza precedentemente descritti.
Quando il segnale swinga, il trasformatore NP206 spara decine di Volt dentro la RIAA LCR, questa, riferita a 600 ohm sia a monte che a valle, risulta tetragona a tutto, rendendo al massimo delle sue possibilità.
L’uscita del preamplificatore è a 600 ohm a tutti gli effetti, nessun problema quindi anche nel pilotaggio di volumi a trasformatore (che risultano di non semplice pilotaggio per molti phono).

L’NP206 ora è interessato da segnali importanti, sia in tensione che in corrente e questo rende ininfluente la minor sensibilità rispetto a certi ferri in Permalloy, permettendogli di rendere al meglio (per contro i trasformatori in Permalloy non permetterebbero polarizzazione tanto alta e non potrebbero gestire gli stessi valori di segnale dell’NP206).

Non entro nel merito di quello che nell’attuale schema è diventato il primo stadio, perché non ha attinenza diretta con lo sfruttamento delle RIAA LCR in argomento (anche se ovviamente l’NC20 in quella posizione appare esagerato, ma funzionerebbe meglio dell’NP206 in quanto maggiormente sensibile e, ancor più ovviamente, non sarebbe male utilizzare un triodo con transconduttanza e guadagno enormemente superiore in luogo dell’EC8010).

Discorso a parte è la validità, in termini di resa musicale, dei ragionamenti stessi, però, datosi che si ragiona su di un apparecchio già esistente, non dovrebbe essere di soverchia difficoltà lo spostare qualche collegamento e verificare se nel modo proposto suona meglio oppure no.

precisazione su 4#

8#

Rivediamo quanto è stato detto, cercherò di circostanziare più dettagliatamente le considerazioni che appaiono “contraddittorie” e “pretestuose”.

Ritengo il blocco “ E810F a triodo / NP206 / RIAA EQ600P ” molto forte, ma, pur avendo numerosi ed abbondanti qualità, presenta aspetti meno pregiati.
La strategia migliore è quella che annida il più possibile i lati deboli, esaltando i punti di forza.

Ripropongo lo schema, con aggiunto lo stadio dopo la RIAA, disegnato nella maniera più generica possibile, non ci interessa affatto come sia costituito, che valvola usi, che tipo di carico anodico e che sistema di polarizzazione adotti, sono particolari che non riguardano in alcun modo le considerazioni fatte e quanto intendevo significare.



A riguardo di questo stadio interessa ribadire un solo, unico, particolare… datosi che gli arriva un segnale molto debole, certamente è progettato con criteri del tutto similari a quelli necessari per un primo stadio phono (con all’ingresso una testina MM da 4 mV od una MC da 0,4 mV + ste-up 10X, al secondo stadio, quindi dopo la RIAA, arrivano circa 7 mV).

Continua…
7#

In realtà la possibilità di non utilizzare il condensatore a monte della RIAA è un vantaggio solo apparente. Riferire la RIAA bridged T a monte non solo è più complesso, ma soprattutto comporta la perdita dei vantaggi più importanti tipici del suo funzionamento e per questo motivo non adotterei questa soluzione.

Resta solo una strada utile: calcolare la RIAA per un’impedenza maggiore.
Questo permetterebbe di utilizzare un condensatore di disaccoppiamento più piccolo, rendendo possibile l’utilizzo di un componente ad altissima qualità (p.e. mica argentata in lastre o polistirene in bagno d’olio sottovetro) e consentirebbe il pilotaggio con un semplice, purissimo, triodo.
Deve aver pensato la stessa cosa anche Thorsten, infatti mi consta si debba a sue richieste l’implementazione da parte di Stevens & Billington della versione a 10 Kohm della RIAA LCR bridged T.
Ma su questo componente ci sono vari aspetti misteriosi, che si uniscono a costituire un vero e proprio caso. Rimando ad un prossimo messaggio il racconto dettagliato di questa vicenda.

Nel frattempo mostro una delle possibili soluzioni per ridurre le controindicazioni legate al down gain dovuto al trasformatore adattatore d’impedenza.
È pleonastico dirlo, ma l’adozione di triodi dal mu molto superiore al comune, risulta indubbiamente utile allo scopo.
Fra vari esempi possibili, scelgo quello più estroso, ad opera di un appassionato di vertice della nuovelle vogue audio, Thomas Mayer (uno dei 3 o 4 che sul finire del secolo scorso era a caccia delle EC8020)





La valvola utilizzata è alquanto particolare:
mu 300
Gm 65 mA/V
Ri 4.600 ohm
6#

La Tango, oltre a proporre la RIAA completa EQ-600P, in catalogo offriva anche un modulo contenente le due induttanze dell’EQ-600P.
Questo modulo, siglato EQ-2L, permette di implementare, con componenti esterni, una RIAA del tutto identica alla EQ-600P, oppure, come mostrato nell’immagine, è possibile scegliere una soluzione leggermente diversa.




La differenza sostanziale è costituita dall’assenza dei resistori R4 ed R7.
Questo comporta innanzitutto una minor precisione teorica della curva, che passa da 0,2 dB di tolleranza a 0,4 dB.
In compenso diventa possibile fare a meno del condensatore di grosso valore a monte della RIAA.



Come mostra l’immagine, agendo sui componenti esterni è possibile modellare l’andamento della RIAA, per cui diventa possibile adattare la risposta per compensare quella di altri componenti. In questo modo la maggiore tolleranza teorica, può essere ridotta nella pratica.

Poter fare a meno del condensatore di grosso valore è sicuramente un bel passo avanti verso soluzioni di maggiore purezza, ma il paragone con la purezza esibita dalla soluzione a trasformatore è improponibile.
Perciò diventa opportuno considerare altre eventuali soluzioni, che pemettano di restituire al segnale un percorso senza trucchi e senza inganni, proprio come avveniva col trasformatore, ma senza avere la perdita di guadagno che questi comporta.

Alla prox…



martedì 17 luglio 2007

5#

Per non incorrere nel down gain, si possono adottare soluzioni di vario tipo.




Per esempio aggiungendo uno stadio cathode follower.



Oppure con stadi in mufollower, riporto due esempi di concezione nipponica. 




Abbandonando il trasformatore, le soluzioni diventano meno pure, ed emerge l’esigenza del condensatore di disaccoppiamento, necessariamente di valore importante.

Fare a meno del condensatore è possibile, rimando la descrizione al prossimo messaggio.







4#

L’altro vantaggio importante della E810F a triodo è la resistenza interna molto bassa (poco superiore a 1Kohm), che si ha polarizzando generosamente, consentendo di spingere l'uscita con energia.
La E810F configurata a triodo e il trasformatore configurato 5K/600 ohm, forniscono un guadagno complessivo di circa 25 dB e questo è il punto debole.

Il gruppo (E810F / Tango NP-206 / RIAA LCR da 600 ohm) è ben assortito, con materiali ottimi sia per tipo che per qualità. Sicuramente rappresenta uno splendido esempio di come si può implementare un pilotaggio a trasformatore di una RIAA LCR bridged T.
Con un blocco del genere, è poi relativamente semplice completare un phono in grado di far appassire apparecchi dal costo spropositato. Anche se, per rendere sonicamente al massimo, questo gruppo deve lavorare con segnali ben più ampi.

Ricapitolando.
L’uso del trasformatore è particolarmente indicato per portare l’impedenza a 600 ohm.
Deve però essere di qualità stratosferica, perché non avrebbe senso pilotare una RIAA LCR con qualcosa non alla sua altezza e soprattutto perché in un phono ogni imperfezione viene ingigantita.
Resta il delicatissimo aspetto della riduzione di guadagno, che grava in maniera opprimente sulla strategia complessiva: nei phono il guadagno deve andare su, tanto su, ed in fretta, già c’è la RIAA che obbliga a un down di 20 dB, non è il caso di aggiungerne altri.

Infatti, se riconsideriamo per un attimo l’esempio precedente, ci accorgiamo che, sommando ai 25 dB di guadagno del primo stadio, la perdita di 20 dB della RIAA, usciamo da quest’ultima con un guadagno complessivo di 5 dB.
No buono.
Ci si presenterebbe allo stadio successivo con un segnale così flappo, da ritrovare gran parte dei problemi che si hanno nella progettazione del primo stadio.

Con una simile strategia, posto che si facesse progettare un phono con RIAA RC convenzionale ad uno con le palle, si rischia nel confronto di prendere la paga, nonostante l’uso di materiali migliori e molto più costosi.
3#

Parlando di RIAA LCR bridged T, ricorre spesso quella di marca Tango, questo perchè negli anni passati è stata talmente apprezzata, da aver indotto altri costruttori a prenderla come riferimento.
Questo è un bene, perché, come già ho detto, la EQ-600P Tango è una RIAA che occhieggia la perfezione sia sul piano teorico che al banco di misura.
Ineluttabilmente, questa situazione positiva cela aspetti controversi, per delineare i quali occorre dar seguito al necessario itinerario riflessivo.

Un componente della massima qualità, sicuramente favorisce lo sviluppo di un buon progetto, ma sarà fondamentale la strategia con cui viene gestito, per ottenere il massimo dalle sue potenzialità.

Abbiamo visto che l’eclettico Thorsten, dimostrando abilità e feconda capacità interpretativa, ha escogitato uno schema decisamente originale.
Come già detto, stimo miglior resa con il pilotaggio a 600 ohm o minore, ma anche questa soluzione presenta aspetti delicati, ai fini di una progettazione che miri alla qualità musicale come unico imperativo.

Una soluzione classica di interfacciamento a 600 ohm è quella a trasformatore.
Vi sono vari schemi che implementano tale soluzione, ma per comodità prendiamo questo esempio che descrive una situazione alquanto ideale, che sintetizzo nel seguente schemino:




Nella precedente frase, l’uso del termine “ideale” si riferiva al trasformatore utilizzato:Tango NP206. Questo trasformatore è di grande qualità e riesce a svolgere il suo compito in maniera eccelsa.
È doveroso sottolineare questo particolare, perché non è affatto facile od economico, reperire un trasformatore all’altezza della situazione. Si tratta di un trasformatore SE e stiamo parlando del primo stadio si un preamplificatore phono, sbagliare componente in questa posizione, significa precludersi definitivamente l’ottenimento di buoni risultati.
Nell’ottica della strategia di utilizzo, non avrebbe senso far ricorso ad una RIAA LCR, se per farla lavorare creiamo una situazione che ne depauperi la qualità.
Tanto varrebbe usare una RIAA con componenti RC. Anche perché, sia ben chiaro, una RIAA passiva di tipo RC, implementata bene e con le giuste valvole a pilotarla, suona divinamente e viaggia velocissima.

Non ho grande esperienza d’utilizzo della E810F (in questo caso connessa a triodo), qualche test appena, ma direi che si tratta di una buona scelta.
A mio avviso il vantaggio più importante è l’elevato valore di transconduttanza, non solo per gli ovvi e fondamentali motivi di rumore, ma in riferimento mirato alla strategia di utilizzo della RIAA LCR di cui si sta parlando.
Infatti occorre considerare altri aspetti controversi in riferimento al trasformatore. Positivissimo il fatto che sia un SE, in questa posizione i problemi di histeresy sono rilevanti e un trasformatore col traferro è preferibile. Aiuta anche il fatto che non sia in Permalloy, ma si crea un nodo gordiano, avendo di contraltare minor sensibilità e velocità. Ed ecco che la sensibilità e velocità conferita dall’alto valore di transconduttanza della E810F, contribuisce all’ottimizzazione della strategia.

Ci sono altre considerazioni da fare… ma rimando ad un prossimo aggiornamento.


2#

Ritorno nel merito di quanto già detto, per ribadire i concetti con qualche esempio. In particolare interessa considerare nella pratica le questioni inerenti il condensatore di accoppiamento e l’impedenza di pilotaggio della RIAA LCR a 600 ohm. Ci sono vari schemi che utilizzano una RIAA LCR di tipo bridged T, ma quello che più di tutti mi colpì, sebbene fosse un semplicissimo due stadi (come piace a me), è senza dubbio quello di Thorsten.




Ricordo che di primo acchito ebbi un’impressione non delle più favorevoli.
In particolare il primo stadio sembrava un inno al non sense, per l’adozione di un pentodo, collegato a pentodo, quindi con notevole resistenza interna e nonostante questo caricato da soli 8.000 ohm… il tutto per pilotare una RIAA da 600 ohm. In realtà, esaminando lo schema con calma, gli intimi intenti del progettista si rivelano. In breve… facendo uso di un pentodo ottiene il risultato principale che si prefigge: l’alto guadagno. Ottenendolo con un pentodo limita la capacità di miller, che risulta tremenda quando interfacciata ad uno step-up. E sarà proprio l’humbucking dello step-up in unione alla scelta di un tubo ad alta transconduttanza a mantenere sufficientemente basso il rumore dello stadio. La resistenza anodica di 8 Kohm non grava sulla linearità perché lo swing è limitatissimo (proprio come accade con i FET), ma risulta utile avere un valore basso (rispetto ai valori con cui tipicamente si caricano i pentodi) per non elevare il rumore termico e soprattutto per fissare l’impedenza del primo stadio. Infatti la resistenza di carico del pentodo, ai fini del segnale, si trova in parallelo con l’alta resistenza interna della valvola e ne determina il valore. Perciò il primo stadio ha impedenza di circa 8 kohm. Come può un generatore da 8 Kohm pilotare adeguatamente una RIAA da 600 ohm? Semplice… la RIAA LCR bridged T ha il notevolissimo vantaggio di presentare impedenza costante, questo significa che non patisce situazioni anche totalmente prive di smorzamento e Thorsten ha sfruttato al massimo questa caratteristica. Grande Thorsten! consapevolezza e pieno controllo degli elementi, estro e semplicità, efficacia e *purezza*… decisamente ammirevole!

E non finisce qua. La RIAA Tango è perfetta, ma in “senso lato” ha un aspetto che, per dirla con espressione Boleana, rompe le bolas… si tratta del condensatore di disaccoppiamento. Questo condensatore, essendo la RIAA da 600 ohm, occorre calcolarlo per detta impedenza, quindi assume un valore notevole, attorno ai 50 uF, con tensione di lavoro che variano da 250 V a 400 V. La scelta progettuale di Thorsten risulta ottimale anche sotto questo aspetto, perché pilotando la RIAA con impedenza di 8 Kohm, risulta sufficiente un condensatore da 10 uF, cinque volte più piccolo!

In un solo unico stadio di tipo puro, sembra di aver assistito ad un’intera partita a scacchi, stupendo! Quelli che non comprendono bene come si possa parlare di “filosofia” riferita alla progettazione di circuiti audio, con questo esempio hanno maniera di darsi una sparecchiata alle idee. E questo, sia chiaro, vale a prescindere che simili soluzioni piacciano o meno. Infatti non ne adotterei per me nemmeno una, ciò non toglie che il modo con cui Thorsten ha concepito quello schema è talmente caratterizzante da conferirgli la propria essenza… come fosse un’anima. Rimando ad un prossimo messaggio… altre considerazioni su queste tematiche.

la RIAA assoluta di Ansaloni Daniele


1#

La RIAA passiva LCR presenta un paio di caratteristiche che risultano sufficienti per renderla in assoluto il miglior tipo di RIAA.
La prima caratteristica è la resistenza serie, che, rispetto all’impedenza di carico offerta, risulta sempre incomparabilmente più bassa della RIAA implementata con resistenze e condensatori. Per esempio una RIAA LCR Tango con impedenza 600 ohm, ha una resistenza serie di circa 30 ohm. Questi 30 ohm sono costituiti da… filo di rame… non da una resistenza. Per una RIAA LCR con impedenza intorno ai 30.000 ohm (un’impedenza agevole per qualsiasi triodo, anche il più flappo), ho calcolato una resistenza serie di solo 540 ohm!
La seconda caratteristica che, dal punto di vista musicale, non è affatto secondario, anzi, in base alla mia esperienza costituisce il vero segreto della musicalità della RIAA LCR, è quella di presentare impedenza costante.

- Sotto questo aspetto anche i controlli di volume stepped ad impedenza costante sono indiscutibilmente imbattibili rispetto qualsiasi altro tipo di soluzione, sia sul piano musicale che strumentale. Del resto quando hai bisogno di attenuazioni che siano all’occorrenza anche molto forti, oltre i 100 dB (ci sono phono che swingano anche 30V) e che nel contempo abbiano step di 0,5 dB o anche meno, in assoluta precisione fra i canali, mantenendo musicalità massima e velocità folgorante… be', le possibili scelte diventano pochine -.

Il vantaggio di una RIAA ad impedenza costante è nella stabilità del comportamento dinamico, cioè proprio durante la riproduzione musicale. È infatti noto che la risposta in frequenza di una RIAA passiva di tipo RC è soggetta all’impedenza del generatore e ancor di più lo è al carico a valle, quindi sostanzialmente all’impedenza per effetto miller dello stadio successivo. Se a pilotare la RIAA di tipo RC mettiamo un cathode follower il problema a monte sostanzialmente si risolve, ma quello a valle no! La questione diventa importante quando le scelte progettuali inibiscono negli stadi attivi, tutto ciò che non sia un triodo singolo in catodo comune. In modo particolare se si utilizzano dopo la RIAA dei triodi un poco più incazzati rispetto allo standard, che per contro presentano centinaia di pF per effetto miller. In questi casi il vantaggio di una RIAA ad impedenza costante sono assoluti ed inequiparabili.